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Stress da Caldo: Non Solo Latte

Lo stress da caldo rappresenta una problematica ben nota nell’allevamento della bovina da latte. Tutti conoscono gli effetti negativi delle alte temperature sulla produzione lattea, tuttavia, i risvolti sulla lattazione fotografano solamente la ”punta dell’iceberg” di un problema a ben più ampio respiro con conseguenze sugli animali dal punto di vista della riproduzione; della nutrizione; della crescita; della suscettibilità ai problemi podali e alle malattie in generale.

Tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 un nutrito gruppo di specialisti statunitensi ha organizzato una serie di seminari itineranti, denominati “Heat Stress Road Show”, volti a sensibilizzare ulteriormente gli allevatori americani riguardo questa problematica e a divulgare le nuove scoperte scientifiche in materia. Col presente articolo vi proponiamo un rapido sunto delle tematiche salienti trattate in questa importante manifestazione.

Il Calo della produzione, un primo campanello d’allarme

L’effetto negativo del caldo sulla produzione lattea s’instaura generalmente in tempi piuttosto brevi, mentre altre problematiche sono destinate a manifestarsi anche dopo mesi. È importante ricordare che la sebbene la produzione possa riassumere valori normali con una certa rapidità lo stesso non vale per i problemi riproduttivi e sanitari causati dalle alte temperature.

Un altro punto critico nella gestione dello stress da caldo è definire quando la temperatura debba essere considerata troppo elevata. La percezione del calore nella bovina è nettamente differente dalla nostra, già temperature di 20 – 21 ° C rappresentano la soglia di stress per questi animali.

Le vacche come piccole “fornaci”

Lo bovine possono essere considerate come delle piccole “fornaci” che producono continuamente elevate quantità di calore ma con scarse capacità di dissiparle. L’alimentazione rappresenta il “combustibile” di queste fornaci e la prima fonte di riscaldamento degli animali, subito seguito dalla radiazione solare. Nonostante questo riscaldamento sia particolarmente evidente nelle bovine in lattazione (cassumono più alimento) quando si mette a punto un piano di prevenzione dello stress da caldo è fondamentale non dimenticare vitelli, manze e asciutte.

Un solo grado di temperatura corporea oltre i valori fisiologici determina effetti negativi sia sulla produzione lattea sia sulla riproduzione, pertanto risulta evidente l’importanza d’installare sistemi di raffrescamento quanto più possibile efficaci quali ventilatori, doccette e nebulizzatori che si attivino qualora venga raggiunta la temperatura soglia per lo stress.

Le bovine, come già detto, sono dotate di scarsa capacità di dispersione del calore interno poiché sudorazione e iperventilazione non sono in grado di ridurre efficentemente la temperatura corporea; inoltre un’eccessiva sudorazione porta a perdite di sodio e potassio con conseguente pericolo di acidosi ruminali e incremento dei rischi per le patologie podali.

Lo stress da caldo, nelle sue manifestazioni più gravi, può portare a conseguenze disastrose; ad esempio nel 2006 in California un’ondata di temperature particolarmente elevate ha portato alla morte di circa 20.000 vacche e a perdite catastrofiche, stimate attorno al miliardo di dollari.

Attenzione alla fertilità

I danni alla sfera riproduttiva dovuti allo stress da caldo possono assumere una notevole rilevanza sia per l’entità sia per la durata con ripercussione negative che perdurano mediamente per un paio di mesi. Ingravidare una vacca stressata dalle alte temperature risulta difficoltoso, portare avanti la gestazione può essere anche peggio; ricordiamo che:

  1. In estate le bovine presentano un rischio di perdere l’embrione 3,7 volte maggiore rispetto all’inverno.

  2. Il rischio di mancata ovulazione è 3,9 volte maggiore in estate rispetto all’inverno.

  3. Oltre il 40% degli embrioni, durante i periodi estivi, viene perso entro 17 giorni dal concepimento.

Anche i tori possono risentire negativamente delle alte temperature con riduzione della concentrazione di spermatozoi nel seme e della motilità, anche in questo caso i tempi di recupero si assestano generalmente attorno ai due mesi.

L’importanza della nutrizione

José Santos, un esperto di nutrizione dell’Università della Florida, ha sottolineato la forte connessione tra lo stress da calda all’inizio del periodo estivo e le patologie podali che si manifestano a partire dalla tarda estate, tale fenomeno è conseguenza della ridotta assunzione di cibo e dell’instaurarsi di acidosi ruminali subacute durante le fasi di stress. I livelli di pH scendono in maniera più spiccata nelle bovine nutrite con una dieta ricca di concentrato rispetto a quelle con dieta più ricca di foraggio.

Durante i mesi caldi è importante mantenere l’assunzione di cibo da parte degli animali su buoni livelli e prediligere diete con meno concentrati e più foraggi, tali foraggi inoltre devono essere quanto più possibile di qualità.

Durante il primo pasto della giornata, effettuato durante le ore più fresche, la bovina assume il 30% della dose giornaliera di alimento. Tale pasto ricopre un’importanza strategica e può essere costituito da un maggior quantitativo di grassi, bicarbonati e lieviti al fine di ridurre i rischi dello stress da caldo.

Fonte: Editoriale Hoard’s DairymanHeat Stress 101: class is back in session – Hoard’s Dairyman (Mag. 2012)

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