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Non lasciamo che i costi della rimonta ci svuotino le tasche.

La rimonta, assieme alla nutrizione e alla manodopera, è una delle principali voci di costo dell’allevamento. Il tasso di riforma, il valore della vacca riformata, il costo delle manze sono i maggiori parametri che influenzano questa spesa. Non è facile inquadrare con precisione quanto costi realmente la rimonta all’allevatore In questo senso ci viene in aiuto il “costo per quintale” che si calcola sottraendo al costo totale per le manze per la rimonta (allevate o acquistate) le entrate per la vendita delle vacche riformate e dividendo, quanto ottenuto, per i quintali di latte prodotto ogni anno. L’obiettivo dovrebbe essere almeno quello di restare attorno ai 3,30$ per quintale, ma è possibile fare meglio. Prendiamo ad esempio una stalla con 1000 capi, di cui 850 in lattazione, con tre possibili scenari [vedi tabella]

Come si può notare osservando i differenti scenari, prendere in considerazione il solo tasso di rimonta per valutare i costi può indurre in errore. Lo scenario B suggerisce che pur con un tasso elevato è possibile ottenere dei costi di rimonta accettabili. Lo scenario C evidenzia la possibilità mantenere i costi di rimonta a livelli decisamente bassi, nonostante una produzione lattea non elevatissima.

Le manze giocano un ruolo importante nel contenimento delle spese, valutarne il solo tasso di concepimento può risultare poco preciso, considerare anche le gravidanze sul breve periodo come ad esempio quelle sui 21 giorni di ciclo è un valido aiuto. Talvolta non si considera l’importanza delle manze nel bilancio della rimonta, ma è utile ricordare che le primipare possono fornire il 30-35% delle gravidanze totali e che acquistare delle primipare a termine è, in genere, più costoso che allevare le manze. Il pregnancy hard count serve per stimare il numero di gravidanze necessarie ad un allevamento per mantenere il numero di vacche in lattazione desiderato. Ad esempio una stalla con 1000 capi in lattazione, senza considerare quelle in asciutta, dovrebbe avere 100 parti al mese. Il pregnancy hard count viene cosi calcolato [vedi tabella]

Rispetto al solo tasso di concepimento questi parametri aiutano a fornire informazioni più rapide sul flusso di animali necessari a mantenere il numero desiderato di vacche in lattazione.

Nella scelta degli animali da riformare i costi variabili giocano un ruolo fondamentale, una vacca che, con la sua produzione lattea, non copre i costi variabili è una voce di spesa non di rendita in allevamento. Per costi variabili s’intendono tutti quei costi, come alimentazione e spese veterinarie, che sono correlati alla presenza dell’animale in azienda. Per calcolare il limite minimo di produzione che una vacca deve mantenere si deve tener conto del prezzo del latte. Ad esempio se consideriamo a 5,50$ al giorno i costi variabili e il prezzo del latte a 26,45 $ al quintale il limite minino di produzione sarà di circa 21kg. Ovviamente il solo approccio numerico non può sostituire il buon senso, sarebbe decisamente fuori luogo riformare una vacca gravida che non copre i costi variabili, soprattutto se oltre il 3° mese! In questi casi si potrebbe eventualmente pensare all’asciutta prematura, considerando i costi variabili al netto di quelli per sfamare l’animale in asciutta. Ad esempio tenendo sempre i 5,50$ per i costi e i 26,45$ per il latte, con un costo di 2,50$ al giorno per l’alimentazione, il nostro tetto minimo saranno 11-12kg. Anche questo calcolo ha un limite, soprattutto per le bovine gravide da meno di 100 giorni.

Bibliografia: Greg Bethard – Don’t let replacement costs drain you – Hoard’s Dairyman Aug 25, 2009

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