Negli ultimi anni nel mercato farmaceutico si è assistito ad una diminuzione del numero di aziende in seguito ad una serie di acquisizioni. Molte di queste sono state guidate da logiche estranee al mondo della veterinaria, ma legate ad interessi di altri campi come quello assai più grande, in ordine di fatturato, dell’umana.
Abbiamo potuto così assistere ad una netta diminuzione di case farmaceutiche e ad una concentrazione di prodotti in mano a relativamente poche aziende.
Cosa ha comportato per il veterinario di campo?
Una cosa che forse non è chiara a tutti è che l’informazione, ovvero la divulgazione di notizie relative ad un farmaco e il suo utilizzo, viene fornita praticamente solo dall’industria. Questo fattore può essere in se sia positivo che negativo, dipende come le aziende lo recepiscono e lo fanno proprio. Nell’ottica della vendita a tutti i costi risulta un fattore negativo in quanto solo le notizie che portano a questo scopo verranno fornite al veterinario; nell’ottica invece di vendere per quello che il prodotto può realmente dare è positivo in quanto si crea un flusso di informazioni tra utilizzatore e azienda che permette a tutti di migliorare e consente quindi il miglior utilizzo del farmaco.
Ovviamente l’attenzione che le case farmaceutiche riescono a dare ad un singolo prodotto è inversamente proporzionale al numero di prodotti in listino. D’altro canto la conoscenza, le risorse, la ricerca etc. che una grande azienda può mettere dietro un prodotto è decisamente superiore.
Parlando di un settore specifico come quello degli intramammari abbiamo assistito in questi ultimi venti anni alla nascita di prodotti che hanno cambiato completamente il nostro modo di agire in stalla, basti pensare ai prodotti per l’asciutta, ma soprattutto allo sforzo fatto per modificare la gestione dell’asciutta stessa. Tutto questo è nato da una collaborazione tra industria e le Università che hanno fornito i loro esperti per creare dei modelli che potessero essere quindi replicati sul campo.
Anche nella terapia in lattazione abbiamo visto nascere nuovi prodotti, appartenenti a diverse classi di antibiotici e abbiamo visto l’evoluzione del loro uso che si è adattata all’evoluzione dell’allevamento stesso; se pensiamo che negli anni ’80 una BLAP (Bovina Latte Alta Produzione) era quella bovina che si avvicinava ai 90 quintali di latte prodotti per lattazione e oggi questa può essere considerata una bovina media possiamo percepire immediatamente l’evoluzione.
Quello che ci prefiggiamo fare in questa rubrica è descrivere l’evoluzione dei prodotti, discutere del loro utilizzo, valutare quello che le case produttrici propongono, vedere come si possano implementare protocolli di uso, il tutto nell’ottica di un dialogo mai fazioso ma sempre e solo costruttivo.
A cura di Marco Di Pietro
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